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Anni 80 del secolo scorso… il “Riposino” dopo pranzo

Immagine del redattore: amoretecnoliquidoamoretecnoliquido

Emergono i ricordi del passato e questo mi dà la contezza del tempo che scorre. Un ricordo improvviso dei “riposini” pomeridiani nel passato. Mi sono confrontata con i miei coetanei e c’è chi mi ha detto di non sapere di cosa parlassi, mentre altri avevano un ricordo vivido e sensazioni simili alle mie. Ho dedotto che fosse una abitudine di alcune famiglie e non di tutte in quei lontani anni di fine novecento. Era il tempo in cui le madri lavoravano a casa ed i padri avevano la possibilità di tornare a pranzo a casa m, per poi tornare al lavoro. Il riposino pomeridiano del dopo pranzo era primariamente una abitudine estiva e confrontandomi con chi l’ha vissuta e’ stata sentita e si ricorda come un incubo… una imposizione. Ci si doveva coricare, in silenzio, con la tapparella abbassata che faceva filtrare la luce accecante dell’estate. Non erano eliminati i suoni della vita esterna alla stanza che era immersa nella penombra. Ore di noia incredibile, perché non si poteva giocare, non si poteva leggere ma si stava al buio ad aspettare che gli adulti dessero il via alla ripresa delle attività. Era il tempo in cui il vivere la convivenza delle famiglie nei palazzi non era così armonica. Ci si conosceva tutti ma non mancavano rimostranze per i rumori che rimbombavano tra i muri. Rumori perché qualcuno indossava gli zoccoli di legno ed il camminare in casa disturbava il sonno ed il riposo delle altre famiglie. Gli adulti che si affacciavano dalla finestra ed intimavano silenzio ai bambini che giocavano e schiamazzavano nei giardini o nei garage sotto casa. Oggi, dopo pranzo, può riposare solo chi è in pensione. Oggi i bambini, dopo pranzo sono a scuola. Noi adulti saremmo, finalmente, liberi di non riposare, non ne abbiamo il tempo ma, invecchiando, talvolta sarebbe un piacere dormicchiare un po’. Oggi nei palazzi non tutte le famiglie si conoscono,  nelle case non si indossano più zoccoli di legno ma calzature silenziose che non disturbano nessuno. I bambini non giocano più nei giardini o nei garage sotto casa. Mancano le risate dei bambini confinate, lontane, nei giardini pubblici.

Mancano i brontoloni che si affacciavano alla finestra ma che aiutavano in caso di pericolo. “Si stava meglio un tempo…. ai miei tempi…”.

Ogni tempo ha le sue luci ed ombre, positività e negatività, i suoi usi e costumi, le famiglie mutano modalità di stare insieme e di relazionarsi con l’esterno, più o meno consapevolmente. Rispetto al costringere i bambini al riposino dopo pranzo, non posso certo dire che “Era meglio ai miei tempi”, sono invece felice che i bambini di oggi, dopo pranzo, in estate possano giocare, correre, ridere felici e liberi insieme a familiari ed amici!

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