...Ti perdono.
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...Ti perdono.


Scusarsi non è semplice come non lo è perdonare.

Perdonare non significa giustificare, trovare attenuanti, è qualcosa di più profondo ed autentico.

Vuol dire non avere del risentimento verso chi ci ha detto o fatto qualcosa che ci ha ferito. Vuol dire accettare l’altro per ciò che è oltre gli errori commessi.

C’è chi non è incline al perdono, non ammette errori ne’ tentativi di modificare la situazione, chiudendo il rapporto, cancellando l’altro dalla propria vita come se non fosse mai esistito!

Altri che perdonano ogni cosa.

Altri ancora che, apparentemente perdonano, in realtà non dimenticano, alla prima occasione similare rinfacciano il torto subito.

Quando ci chiariamo per un malinteso, perché si ha desiderio di mantenere il legame, il rapporto sarà più autentico.

Siamo umani, non siamo esenti da errori!

Se è naturale, fattibile, perdonare l’altro, non sempre è così semplici perdonare se stessi.

Incontro in terapia pazienti molto indulgenti con gli altri che sono giudici irremovibili verso di se’.

Chiediamoci cosa ci ha indotto a commettere un errore, entriamo in contatto con la nostra limitatezza e fragilità, solo così andremo oltre la vergogna per agire in modo differente in un frangente successivo.

Perdonare è un moto del cuore, è dolcezza, è umiltà, è deporre le armi della rivalsa, della vendetta, del rancore, della punizione, del giudizio irremovibile.

È libertà verso se stessi e gli altri, lasciando andare le zavorre della vergogna, della delusione, della amarezza, dell’astio.

È donare gentilezza, comprensione e tenerezza, verso la propria ed altrui umanità!

Perdonando rinunciamo alla nostra delusione, alla rabbia, al desiderio di vendicarsi.

Quando perdoniamo non minimizziamo l’accaduto, non lo giustifichiamo ma capiamo, perché l’offesa od il torto non ci faccia più soffrire.

Non è un atto di debolezza, non vuol dire che l’altro può calpestare la nostra anima, il nostro cuore.

Rimane il ricordo di ciò che è accaduto ma si decide, liberamente, di lasciare andare la sofferenza.

È un atto di crescita, maturazione e cambiamento, ci accosta ai nostri limiti.

Come ci vuole coraggio per amare incondizionatamente, così necessitiamo di tanto coraggio, forza e delicatezza dell’anima per perdonare e liberarci da rancori, aspettative infondate e dolore.

La decisione di perdonare, come passo finale del processo, che non necessita delle scuse dell’altro e che non cancella l’accaduto, ma che riporta serenità nella nostra vita.

Nel lasciare andare si decide consapevolmente di accettare il dolore infertoci e di provare a trasformarlo, dando una nuova attribuzione di significato a ciò che è accaduto.

Nel perdono abbandoniamo i sentimenti negativi e ci riappropriamo delle nostre energie, che possiamo tornare a spendere diversamente.

Perdonare è un atto di ricostruzione su fondamenta differenti, depotenziando la forza che ha su di noi chi ci ha fatto soffrire, per questo diventa un dono per l’altro e per se stessi.

La sofferenza subita non ha valenza solo negativa, perché la positività sta nella nostra consapevolezza su di noi e sull’altro ed è una occasione di crescita personale.

Tutto ci è utile nella vita!

Ci misuriamo con i nostri limiti, impariamo ad accoglierli per ciò che sono ma riscopriamo la forza per affrontare ogni avversità della vita!

Il perdono arriverà quando comprendiamo che fallire è possibile e sbagliare è umano.

L’importante è imparare dalla propria esistenza.

Impariamo a dire: “ Mi perdono. Ti perdono” non solo a parole ma con la voce e la consapevolezza del nostro cuore!

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