Prima e dopo la pandemia… lo spartiacque della nostra percezione della vita.
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Prima e dopo la pandemia… lo spartiacque della nostra percezione della vita.


Marzo 2020: mese ed anno che difficilmente dimenticheremo! In terapia emerge una percezione differente della realtà dal prima del lockdown ad oggi. Marzo 2020 è diventato uno spartiacque di emozioni, sensazioni, percezioni e vissuti relazionali per tutti noi.

Da quella data tutto il nostro vissuto abituale si è completamente trasformato, la nostra libertà di azione ridimensionata, la relazionalita’ limitata fortemente. Ripensiamo al lockdown, pare così vicino e nel contempo lontano. Le immagini di quel periodo sono così vivide in noi: le città vuote, gli animali per strada, la polizia locale che in mezzo alla strada, con il megafono ci esortava a non uscire di casa, se non per estrema necessità. Le immagini delle bare di persone strappate alla vita dal virus. Gli amici che non ci sono più per averlo contratto in quel primo periodo così oscuro. Si usciva, il minimo indispensabile, per andare a fare la spesa o per andare in farmacia. Si transitava fuori casa con la certificazione in tasca, con sollievo ma anche con timore. Mille pensieri scorrevano nella mente, non sapevamo se, chi incontravamo, sarebbe stato per noi fonte di contagio. Incontrare qualcuno sul marciapiede ci faceva allertare, pronti a cambiare strada od allontanarci. Qualcuno starnutiva o tossiva e non potevamo non notarlo. Avevamo timore di essere noi stessi causa di contagio altrui. Vivevamo in un luogo e tempo strano. La vita scorre, la Terra segue il suo corso ciclico, incurante e beffarda, per fortuna, di ciò che accade all’uomo che la abita e che vive attimi di dolore e turbamento. L’estate, per qualcuno è stata la pia illusione della fine della pandemia, per i più lungimiranti un tempo di cautela e ricerca di relax in un isolata vacanza, sia pur vacanza. Le stagioni si sono susseguite, le nostre ritualità, festività, tutte modificate rispetto a ciò che ci ha permesso il virus. Pensiamo al “coprifuoco” che determinava con rigidità il nostro rientro a casa. Eppure l’essere umano è programmato per la sopravvivenza e ci siamo adattati a tutto. Le persone conosciute in questo tempo intermedio, intorno alle quali orbitiamo, le percepiamo filtrate dalla mascherina, siamo incuriositi e desiderosi di viverle secondo i parametri di riferimento squisitamente umani. Quando raccontiamo qualcosa di noi diciamo “ prima della pandemia…”. Quando ci soffermiamo a ragionare sul tempo intermedio, ci pare incredibile l’aver vissuto tutto questo. Oggi un altro tempo, migliore o peggiore che sia, sta a noi accoglierlo per ciò che è, momento per momento. Se possiamo, nel miglior modo possibile!

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