Ieri è stato il giorno di inizio del lavoro dei docenti italiani!
I telegiornali, gli articoli sul web, hanno delineato quello che potrebbe essere lo scenario che diventerà concretezza tra qualche giorno, hanno descritto le possibili soluzioni, per un rientro a scuola, nel tentativo di garantire la sicurezza ad alunni e docenti, personale della scuola, famiglie, dal contagio da Covid.
C’è chi ha ampliato le classi, chi crea gruppi di numero minore, chi farà fare lezioni in presenza ad un gruppo ed online all’altro, per poi invertirli.
I ragazzi intervistati, che presenziavano negli istituti, perché impegnati nei corsi di recupero, si dicevano contenti di essere ritornati a scuola.
Il commento dei giornalisti era che, per la prima volta, gli studenti fossero entusiasti della scuola!
Questa consapevolezza, dell’importanza della nostra Istituzione scolastica, era emersa anche nei mesi del lockdown.
Molti bambini e ragazzi, che prima di lamentavano di orari di lezione, dello svegliarsi presto, del rimanere concentrati e di dover studiare; con il lockdown hanno vissuto sensazioni completamente differenti.
Ad un iniziale sollievo per la chiusura, qualcuno l’ha vissuta come opportunità vacanziera, si sono trovati soli, dentro casa, senza la possibilità di uscire liberamente, relazionandosi con i compagni ed i docenti, mediati dal video, con lezioni a distanza.
Qualcuno, mi dicevano i ragazzi con difficoltà attentive, ha trovato giovamento, perché raggiunto da minori distrattori presenti in classe, è riuscito a studiare ascoltando le lezioni dei docenti e focalizzandosi solo su quelle.
Altri ragazzi, invece, hanno vissuto la lezione come non scuola, ascoltando con un orecchio ciò che veniva proferito ed impegnandosi, nel mentre, in attività giocose.
Quello che tutti hanno evidenziato è stata la mancanza della presenza fisica dei compagni, dei docenti, degli spazi scolastici, delle routine quotidiane.
Tutti questi aspetti, prima, erano scontati, conosciuti, imposti ed a volte vissuti con difficoltà.
Ancora più doloroso è stato per chi ha perso congiunti per il Covid o per chi ha vissuto le restrizioni della quarantena domiciliare, isolato anche dai familiari.
Alcuni mi dicevano di avere paura, terrore del contagio e della morte.
Gli effetti psicologici pesanti, terribili, destabilizzanti del lockdown, li vediamo, purtroppo e li vedremo nei prossimi mesi.
A quello staremo attenti!
Non si può fare finta che da marzo a giugno il vissuto di bambini, ragazzi, docenti, personale scolastico, famiglie, non si sia trasformato!
Non si può pensare che ricominciare, non si sa ancora in quali modalità, sia nella normalità e secondo le consuetudini che conoscevamo anche solo un anno fa.
Questo deve essere un anno di attenzione alla didattica, alla conoscenza e competenza, ma soprattutto attenzione, cura, sostegno degli aspetti emotivo affettivo, relazionali.
Accoglienza del sentire, delle sensazioni, delle percezioni verso un qualcosa di differente, dal consueto, che andrà condiviso e vissuto insieme!
Si dovrà intervenire laddove emergeranno vissuti traumatici, difficoltà ingenti e timori relazionali nonostante il distanziamento sociale.
Va ed andrà accolta la difficoltà a vivere la distanza dagli altri, sottolineandone l'importanza, in questo momento storico, perché tutelante della propria ed altrui salute!
Andrà accolta quella emotività che, spesso, è poco valorizzata, poco ascoltata, ma che, invece, è fondamentale per poter crescere ed apprendere in serenità!
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